CHI VA E CHI VIENE

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L'AEROPORTO DEL MESE

LA COMPAGNIA DEL MESE

oleary crazy ukCosa penseremmo di Vittorio Sgarbi se non gridasse più “Capre!!” e non desse più fuori di matto in TV?! Cosa penseremmo di Fabrizio Corona se mettesse la testa a posto e non facesse più piangere Riccardo Fogli dall’Isola dei Famosi? Penseremmo che sono cambiati e che - pur non ammettendolo a noi stessi - ci piacevano di più prima. Cattivi, volgari, arroganti, ma veri e originali. Ecco, la stessa cosa sta accadendo all’esplosivo Michael O’Leary di Ryanair, che ormai da diversi mesi ha diradato le uscite pubbliche e, soprattutto, usa toni quasi asettici: basti pensare che la sua più recente dichiarazione è stata “Il processo di consolidamento del mercato aereo lascerà solo cinque attori principali” (compresa ovviamente Ryanair). Tutto qui?! Vabbè che il 2018 è stato forse l’anno più difficile della compagnia irlandese, ma preferivamo l’O’Leary di prima, quello che prendeva per i fondelli Sarkozy e Carlà, il Papa (!) e Berlusconi, che voleva far pilotare gli aerei alle hostess e far viaggiare i passeggeri in piedi. Michael O’Leary politically correct non c’interessa. Aridatece quello di prima.

 

michael olearyryanair flotta qL’analisi più puntuale di un 2018 di poche luci e molte ombre del vettore irlandese condotto da Michael O’Leary è quella del Corriere della Sera, a cura di Leonard Berberi. Ryanair continua a crescere, ma meno del previsto rispetto agli ultimi anni. Tanto che escludendo il contributo di LaudaMotionin servizio da marzo 2018 e della quale detiene il 75% - il tasso di incremento dei passeggeri nel 2018 si è quasi dimezzato rispetto al 2017 (periodo in cui ha dovuto cancellare circa ventimila voli per carenza di personale) e ridotto a un terzo rispetto al 2015. Numeri che devono fare i conti anche con le frizioni sindacali, gli scioperi dei controllori di volo (soprattutto in Francia) e il maltempo. Sono risultati che mostrano l’alto tasso di resistenza alle avversità della compagnia irlandese, che resta tra le più profittevoli del mondo. Nel 2018 Ryanair e LaudaMotion (vettore austriaco acquistato dopo il collasso del gruppo air berlin) hanno trasportato 139,2 milioni di passeggeri (+8% sull’anno prima), con un tasso di riempimento dei velivoli del 96%. Ma nel 2017 LaudaMotion non c’era e quindi per un confronto più corretto andrebbero sottratti i suoi 3,1 milioni di biglietti venduti, il che riduce a 136,1 milioni i viaggiatori Ryanair, con un tasso di crescita del 5,6%. Meno del +10% del 2017, del +15% del 2016 e del +17% del 2015; ma anche al di sotto della media mondiale del +6,1% della Iata. Per fare un confronto: la rivale britannica easyJet dovrebbe aver chiuso l’anno con circa 88 milioni di clienti (+8%), mentre Wizz Air, low cost ungherese, ha archiviato l’anno con 36,6 milioni di passeggeri, in aumento del 18,4%, grazie anche alla sua strategia di confronto-scontro diretto con Ryanair ed easyJet non più soltanto confinata all’Europa centrale, ma estesa anche a mercati come quello britannico. Con un tasso di crescita dell’8% sarà difficile che Ryanair raggiunga i 170-180 milioni di viaggiatori nel 2020 auspicati da O’Leary. Il 2018 è stato però un anno relativamente tranquillo sul fronte dei collegamenti, considerando l’autunno 2017 pieno di problemi. Sui quasi 738.000 voli programmati l’anno passato il 99,1% è arrivato a destinazione, rispetto ai 6.300 che risultano cancellati, coinvolgendo circa 1,17 milioni di persone. Il tutto senza considerare il tasso di puntualità medio che è stato pari al 74%, se si valuta come “puntuale” un aereo atterrato meno di 15 minuti dopo l’orario programmato, parametro utilizzato dalla società specializzata Oag per stilare la sua classifica annuale (dove però Ryanair non compare). Il ritardo medio nei dodici mesi è stato di quasi 37 minuti. Nel 2019 Ryanair, che si conferma la compagnia numero uno in Italia, intende investire ancora di più su LaudaMotion, portando la flotta dagli attuali sei Airbus A320 a 21 e utilizzando pure fino a sei Boeing 737 presi a noleggio dalla casa madre. Se nel 2018 i passeggeri del vettore austriaco sono stati circa 3,1 milioni (con un tasso di riempimento del 94%), nel 2019 ne sono previsti oltre 5 milioni, con un aumento di almeno il 60%. In parallelo Ryanair ha ottenuto il certificato di operatore aereo del Regno Unito, che le consentirà di far volare gli aerei basati in Irlanda anche in UK, in caso di caos dopo l’eventuale mancato accordo per la Brexit.

 

alborante john“Mentre le altre compagnie riducono, noi alziamo l’offerta su tutti gli aeroporti. Penso che il discorso si possa chiudere in questo modo”. John Alborante, sales and marketing manager per l’Italia di Ryanair, non risparmia stoccate alla concorrenza, easyJet in testa: “Se analizza bene, vede che ha ridotto la sua presenza”, dichiara senza mezzi termini. Intervistato dal direttore di TTG Italia Remo Vangelista il manager italo-inglese racconta cosa pensa del nostro mercato, dopo due anni di lavoro.

 

o learyUna cosa è certa: con Michael O’Leary non ci annoia mai. Dalle offese reiterate alle agenzie di viaggi all’intenzione di far fuori i piloti e far atterrare gli aerei alle hostess fino alla svolta “smart” attuata in Italia dal sales & marketing manager John Alborante il CEO di Ryanair è sempre un fiume in piena, soprattutto quando si trova a colloquiare con la stampa. A gennaio 2017, a Malpensa per lanciare 7 (!) nuove rotte invernali, propone un’insolita partnership: Alitalia dovrebbe puntare sul lungo raggio e affidarsi a noi per il feederaggio per il corto e medio raggio, rompendo gli accordi con KLM - Air France e Delta. AZ avrebbe accesso al nostro listino e si occuperebbe del ticketing, offrendo ai propri clienti un biglietto unico e avendo la responsabilità su bagagli, coincidenze e tutto il resto. In cambio, Ryanair percepirebbe una fee che potrebbe aggirarsi intorno al 10%, un costo comunque minore di quanto Alitalia spenda per operare i collegamenti domestici per conto proprio: contro i nostri biglietti a €9,99 è una battaglia persa in partenza”. Si sa, O’Leary è un provocatore e un progetto del genere di difficile realizzazione pratica, ma quando parla uno che “riempie gli aerei quasi al 100% e ha costi di gestione più bassi del 67% di Alitalia” (come nota Ferruccio de Bortoli) una pensata andrebbe fatta.

john-alborante.jpgIl miglior ritratto di John Alborante, da settembre 2013 Sales & Marketing Manager Italy di Ryanair, è quello tracciato da Remo Vangelista, direttore del TTG, in occasione del TTG Incontri di Rimini, ottobre 2014. “Ci incontriamo sotto il palco. Pochi minuti prima dell'intervista. Non chiede di saper prima le domande e dice: "Tanto non devo nascondere nulla". Solo per questo merita un voto alto. John Alborante sorprende per calma e disponibilità. Arrivato a TTG Incontri per annusare il mondo della distribuzione pare soddisfatto. Nessun attacco, nessuna polemica, perché anche le agenzie di viaggi hanno compreso che Ryanair questa volta vuole cambiare sul serio. Tralasciamo però il fatto che la crisi di mercato abbia costretto anche la linea aerea low cost a rivedere i suoi piani. Negli ultimi mesi basta critiche alla distribuzione, ma grande apertura a tour operator e agenzie. La fiera di Rimini ha dato grande fiducia ad Alborante: dal palco, ribatte colpo su colpo ammettendo anche qualche mancanza di Ryanair. Non risparmia un paio di frecciate ad Alitalia ed easyJet ("sono i numeri due, sia chiaro") e conferma il fatto che il vettore stia tentando di cambiare volto. Ora gli irlandesi sono tanto attratti dal business travel perché garantisce un buon margine sullo scontrino medio. "Noi andiamo dove si muove il mercato", ha detto sorridendo. Poi, sceso dal palco, ha iniziato di nuovo il suo percorso di fiera fatto di aeroporti di seconda fascia. Perché qualcuno quel traffico dovrà pur prenderlo. E di solito si chiama Ryanair".